La lana biellese è un simbolo di eccellenza e qualità che ha reso il distretto tessile di Biella un punto di riferimento globale per l’industria tessile di alta gamma. Da secoli, questa area del Piemonte è sinonimo di maestria artigianale e innovazione nella lavorazione della lana, grazie a condizioni ambientali uniche e a un know-how tramandato di generazione in generazione.
In questo articolo esploreremo la storia, le caratteristiche distintive e le prospettive future di un settore che continua a trainare il Made in Italy nel mondo del lusso.
All’interno di un’area di circa 915 km², il distretto tessile di Biella si distingue come simbolo di eccellenza manifatturiera, grazie a una combinazione unica di maestria artigianale e morfologia territoriale favorevole. Questa storica area del Piemonte è rinomata a livello mondiale per la produzione di lana biellese, un filato pregiato noto per la sua finezza, morbidezza e resistenza, caratteristiche che lo rendono ideale per i tessuti di alta gamma.
Se da un lato Biella è specializzata nella qualità della materia prima, dall’altro il distretto di Prato, il più grande d’Europa, si distingue per la versatilità dei tessuti, che spaziano dall’abbigliamento moda fino ad applicazioni industriali più robuste. Tuttavia, la raffinata lavorazione della lana biellese ha collocato questo distretto in una fascia di mercato elevata, consolidando la sua posizione di leader nel settore tessile di lusso sin dagli anni 2000.
Nei prossimi paragrafi, scopriremo le radici storiche del distretto tessile di Biella, analizzeremo i numeri attuali del comparto e le prospettive di sviluppo per il futuro.
Lana biellese: una tradizione secolare che ha reso Biella il cuore del tessile di lusso

La storia della lana biellese affonda le sue radici nel periodo pre-romano, quando si hanno le prime testimonianze di attività tessili che verranno poi “codificate” nel Medioevo. A quell’epoca, il tessile si articolava in tre settori distinti: sartoria, tessitura e drapperia.
Lo sviluppo del distretto tessile di Biella è stato favorito da fattori ambientali unici: la presenza di numerosi corsi d’acqua, indispensabili per la lavorazione del filato, e la vicinanza alle Alpi, che ha facilitato l’allevamento ovino e la produzione di lana di alta qualità. Oltre l’80% del territorio biellese è collinare o montuoso, un elemento che ha inciso sulla specializzazione locale. L’acqua della zona, con un basso residuo fisso e un contenuto minimo di sodio e sali minerali, contribuisce a conferire alla lana biellese caratteristiche uniche di leggerezza, morbidezza e lucentezza.
Durante il Cinquecento e Seicento, il distretto si struttura ulteriormente: la Valle Elvo si specializza nei panni fini, mentre le valli dello Strona e del Sessera si dedicano alla produzione di panni grezzi e ordinari. Quella che inizialmente era un’economia familiare si trasforma progressivamente in un sistema produttivo più strutturato, con la figura emergente del mercante-imprenditore.
Il primo vero salto di qualità arriva con la rivoluzione industriale, che segna l’avvio del distretto tessile moderno. Una figura chiave in questa trasformazione è Pietro Sella, che nel 1816, dopo un viaggio in Inghilterra, introduce a Biella i primi macchinari per la tessitura meccanizzata. La sua azienda, Gian Giacomo e Fratelli Sella, è il primo lanificio italiano a lavorazione meccanica. Questo modello innovativo ispira la nascita di altre realtà storiche, tra cui Ecofuture, Reda, Vitale Barberis Canonico, Piacenza Cashmere, che contribuiscono a consolidare il ruolo di Biella come polo di riferimento per l’industria tessile italiana.
Negli ultimi vent’anni, il distretto tessile di Biella ha subito un’evoluzione strategica, puntando su un elemento chiave: l’eccellenza assoluta nella qualità del filato. Questa scelta ha permesso alla lana biellese di mantenere la sua posizione di leader nel mercato del lusso, continuando a rappresentare il Made in Italy d’eccellenza nel mondo.
Lana biellese: eccellenza artigianale e crescita del distretto tessile di Biella nel mercato del lusso

L’eccellenza della lana biellese è anche una questione di numeri, e proprio questi spiegano il ridimensionamento del distretto tessile di Biella negli ultimi vent’anni. Dal 2000 ad oggi, il numero di imprese tessili è sceso da circa 1.500 a 700, ma questo non rappresenta un calo di centralità nel panorama dell’industria tessile italiana. Al contrario, si tratta di una strategia mirata: ridurre la quantità per garantire qualità assoluta, selezionando solo materia prima di eccellenza e posizionandosi nei segmenti di mercato più alti.
Questa scelta ha permesso a Biella di distinguersi rispetto ad altri distretti tessili più grandi ma meno specializzati, consolidando la sua reputazione nella produzione di tessuti di alta gamma. Oggi, il distretto tessile di Biella è un riferimento mondiale per i fashion brand di lusso, fornendo i filati più pregiati tra cui lane australiane e neozelandesi, cashmere, pelo di cammello, alpaca, vigogna e mohair.
A confermare la solidità del distretto ci sono i dati del Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo 2024, che evidenziano la forza economica dell’area piemontese. Il comparto tessile biellese rappresenta il 60% della forza lavoro manifatturiera locale e ha registrato export per 2,34 miliardi di euro nel 2023, un valore superiore a quello di altri distretti italiani. Tra il 2008 e il 2023, l’export biellese è cresciuto del +53%, un dato nettamente superiore alla media del +23% registrata da altri poli tessili come Prato, Gallarate, Como e Val Seriana.
Non solo, secondo lo stesso report, le aziende tessili piemontesi mostrano una redditività superiore rispetto agli altri distretti, sia in termini di EBITDA che di disponibilità liquide. Questi numeri confermano che puntare sulla qualità della lana biellese ha portato risultati concreti e vantaggiosi per l’intero settore.
Tuttavia, gli ultimi dati mostrano un rallentamento dell’export, un fenomeno che interessa tutto il comparto del lusso (con l’eccezione dell’oreficeria). Nel confronto gennaio-settembre 2024 vs. 2023, l’export biellese ha registrato una variazione negativa del -3%, simile a quella di Prato (-3,7%) e dell’area Schio/Thiene/Valdagno (-10,5%). Nonostante il calo, questi numeri restano più contenuti rispetto a settori come la pelletteria, che ha subito flessioni ben più marcate nel biennio 2023-2024.
Biella continua quindi a essere un punto di riferimento nel tessile di lusso, grazie a una strategia che privilegia la qualità del filato e la sostenibilità produttiva, mantenendo il suo status di eccellenza globale.
Conclusioni
Il distretto tessile di Biella si configura oggi nella filiera del lusso in Italia come uno dei poli produttivi più avanzati e un riferimento globale per la manifattura di lusso. La sua forza risiede nella scelta strategica di puntare su qualità ed eccellenza manifatturiera, anziché sulla quantità.
Questa filosofia ha permesso alla lana biellese di imporsi come simbolo di prestigio e raffinatezza, distinguendosi rispetto ad altri distretti tessili più vasti, ma meno specializzati. Il caso di Biella dimostra che investire nella qualità assoluta non è solo una scelta di valore, ma anche una strategia vincente per competere nei mercati internazionali del lusso.
In un’epoca in cui l’industria tessile è spesso dominata dal fast fashion, il modello biellese ci ricorda che l’autenticità, la cura per i dettagli e la selezione delle migliori materie prime restano elementi fondamentali per preservare l’eccellenza del Made in Italy.
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