Il polo conciario di Solofra. Alla scoperta dei migliori distretti d’Italia

Quando si parla di polo conciario di Solofra, ci si riferisce a uno dei distretti più iconici e specializzati della filiera del lusso in Italia. Un polo produttivo che affonda le sue radici nella storia più antica del Mezzogiorno e che oggi continua a rappresentare un punto di riferimento per l’intera industria della pelletteria, sia a livello nazionale che internazionale.

In questo approfondimento entriamo nel cuore del distretto campano per esplorarne le origini, la struttura attuale, i numeri e le sfide che ne definiscono il futuro. Una storia di artigianalità, resilienza e innovazione, che merita di essere raccontata.

La conceria di Solofra: cuore produttivo della pelletteria campana

Quando si parla d’industria conciaria, ovvero delle lavorazioni specializzate della pelle, e la si collega alla produzione di articoli di lusso – in particolare pelletteria e calzature – è impossibile non citare la concia di Solofra.

Il piccolo comune campano, con circa 12.000 abitanti in provincia di Avellino, è uno dei poli principali della lavorazione della pelle in Italia. Qui si concentra un numero altissimo di imprese specializzate in un’arte che affonda le radici in una tradizione millenaria.

Solofra è storicamente specializzata nella concia di pelli ovine e caprine. Il distretto, tuttavia, si estende ben oltre i confini del comune: comprende anche Montoro Inferiore e Superiore, oltre a Serino. Il cuore pulsante resta Solofra, che ospita circa l’85% delle imprese locali; Montoro Inferiore e Superiore contribuiscono con il 4% e l’11%, mentre Serino con l’1%.

Nel complesso, parliamo di un polo produttivo che copre circa 115 km quadrati e che, oggi, è uno dei principali distretti della pelletteria italiana, al pari della Valle del Chiampo in Veneto o dell’area di Santa Croce sull’Arno in Toscana.

La conceria di Solofra ha una lunga storia, legata a doppio filo con lo sviluppo economico locale e nazionale. Il distretto si è evoluto da un’attività artigianale a un sistema produttivo complesso e integrato, oggi centrale nella filiera della pelletteria di lusso.

Il prossimo approfondimento analizzerà come questa evoluzione si è sviluppata nei secoli e quali sono oggi le sfide e le opportunità per il distretto.

Evoluzione storica della concia a Solofra

Le radici della conceria di Solofra affondano in un passato millenario. Come racconta un approfondito articolo di Orticalab, la storia del distretto conciario parte già in epoca protostorica, attorno all’età del bronzo, in particolare nel periodo dei Sanniti (V-III secolo a.C.).

La posizione geografica strategica di Solofra, tra le vallate dell’Irpinia e le vie di collegamento tra l’entroterra e la costa tirrenica, ha favorito la nascita e lo sviluppo delle prime attività conciarie. Due sono i fattori che hanno reso questo territorio ideale per la lavorazione delle pelli: la diffusione della pastorizia, che assicurava abbondante pellame ovino e bovino, e la ricchezza di risorse idriche, fondamentali per il processo di concia.

È proprio in questo contesto che si sviluppano le prime lavorazioni rudimentali della pelle, rafforzate in epoca romana con tecniche più avanzate. Tra queste, l’uso di tannini naturali per la conservazione della materia prima, utili a rallentare il deterioramento fisiologico del pellame.

Durante il Rinascimento, la conceria di Solofra diventa un vero e proprio distretto produttivo. Il borgo irpino si afferma tra i centri più avanzati d’Europa nella lavorazione della pelle. Le botteghe artigiane proliferano, specializzandosi in borse, cinture e calzature. L’arte conciaria si tramanda di generazione in generazione, basandosi principalmente sulla concia vegetale, tecnica che utilizza il tannino estratto da piante locali.

Nel Novecento avviene la svolta industriale. Le lavorazioni manuali vengono affiancate da macchinari moderni e tecniche più versatili, come la concia al cromo. Negli ultimi decenni si sono affermati metodi sempre più ecologici, rispettosi dell’ambiente e in linea con i criteri ESG richiesti dalla filiera del lusso.

Oggi il distretto conciario di Solofra conta circa 200 concerie attive. Il numero sale a circa 400 se si includono terzisti, laboratori e fornitori di lavorazioni intermedie. Si tratta di uno dei principali poli italiani della pelletteria, nonché dell’area industriale più estesa del Mezzogiorno legata alla moda e al lusso.

Un distretto di riferimento per i grandi fashion brand, che riconoscono nel know-how solofrano un patrimonio strategico da valorizzare e preservare.

La conceria di Solofra oggi: dati e prospettive nella filiera della pelletteria di lusso

Nell’analisi di fasonista sulla filiera del lusso in Campania, è emerso con chiarezza come la regione sia dominata, in termini di numero di attività economiche, dall’area napoletana. Questo vale soprattutto per le filiere dell’Abbigliamento & Tessile e dell’Accessoristica & Gioielleria.

Anche nella terza grande macrocategoria, Pelletteria & Calzatura, i distretti napoletani – come Arzano e l’area metropolitana – sono fortemente rappresentati. Tuttavia, esiste un’importante eccezione: la conceria di Solofra, nel cuore della provincia di Avellino.

Se il distretto Avellino-Solofra non è preponderante né a livello regionale né nazionale per abbigliamento o accessori metallici, lo è – e in modo molto significativo – per quanto riguarda l’intera filiera della pelletteria. Qui, infatti, il numero di operatori economici lo colloca stabilmente ai vertici del ranking nazionale.

Ma come sta affrontando oggi il mercato il polo conciario di Solofra?

La risposta, che riflette una tendenza diffusa in tutta la pelletteria di lusso, non è incoraggiante. Sebbene nel 2023 il distretto abbia generato un fatturato di 220 milioni di euro (con un export pari al 60% del totale e un’incidenza del 7% sulla filiera nazionale), il momento è complesso.

L’intero comparto del lusso sta vivendo una fase di rallentamento. Secondo le principali riviste settoriali ed economiche, nel 2024 il ricorso agli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione, è aumentato del 200% in un solo anno. Una crisi che riguarda tutti i distretti della pelletteria, dal fiorentino al vicentino, fino al marchigiano e al campano.

La speranza è che distretti di eccellenza, come la concia di Solofra, riescano a reggere l’impatto di questa crisi strutturale. Una crisi che non è solo congiunturale, ma che impone di ripensare l’intera filiera del lusso. Servono nuove politiche pubbliche, ma anche un riequilibrio dei rapporti commerciali, oggi troppo sbilanciati a favore dei brand.

Perché senza distretti come Solofra, veri presìdi del Made in Italy, non esiste futuro per l’alto di gamma.

Conclusioni

La conceria di Solofra è un distretto che affonda le sue radici in epoca pre-romana. E questo non è un caso.

La forza dei distretti manifatturieri italiani risiede proprio nella capacità di coniugare tradizione e innovazione. Antichi saperi artigianali si sono evoluti, nel tempo, in poli industriali moderni, capaci di generare economia e occupazione a livello territoriale.

Alcuni distretti si distinguono per una vocazione generalista, presenti in più segmenti della filiera. Altri, come Solofra, si specializzano in un ambito specifico, raggiungendo livelli di eccellenza riconosciuti a livello globale.

Nel caso di Solofra, questo ambito è la lavorazione della pelle. Un’arte che ha trovato nel tempo un’applicazione d’élite, diventando colonna portante dell’industria della pelletteria di lusso.

Oggi, il distretto rappresenta uno dei poli produttivi più importanti del Mezzogiorno. È il più grande, in assoluto, per estensione e volume d’attività nella filiera moda e lusso dell’Italia meridionale.

Non solo fornisce i principali brand internazionali, ma supporta anche le filiere vicine: dai calzaturifici casertani alle pelletterie dell’area metropolitana di Napoli.

Un ecosistema produttivo da valorizzare, preservare e far crescere. Perché in ogni metro quadrato del distretto conciario solofrano vive un patrimonio culturale e industriale che rappresenta, ancora oggi, il cuore autentico del Made in Italy.


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